L'ultimo giorno di scuola
Credo fermamente che esistano dei momenti unificanti nella vita. Certo, lo credo perché penso di averli vissuti, non per altro. Sono frammenti di vita in cui non mi sento strattonata dall’esistenza, in cui il tempo non veste i panni del nemico ma del buon custode e lo spazio sembra cucito su misura per me, con le giuste pieghe e le giuste distanze.
Quando respiro la mia comunità parrocchiale, i miei ragazzi, la mia gente, chi mi conosce da sempre, chi mi ha visto tante volte diversa, tra gli sguardi complici di chi mi lascia la macchina come se fosse il gesto più naturale del mondo, e ascoltare al volante le sue canzoni come se in fondo fossero un po’ anche le mie. Una famiglia allargata che ha sofferto con me e che ha gioito con me, che si è lasciata guardare da me mentre piangeva e che, a sua volta, si è presa cura dei miei umori grigi, dei dubbi e dei fallimenti. La mia comunità. Se sapessi tutto... se potessi tutto... ma non avessi la comunità sarei nulla. Nulla.
Quando mi trovo seduta al banco in 5°A. Lì in quel precario
equilibrio tra il sogno e il mio passato, contemplo il mio desiderio tramite
la voce calda di Madda che non fa la maestra di professione, ma di vocazione. La
bellezza infinita di scoprire che non sono sola, che c’è qualcuno che si
addormenta immaginando orizzonti per i propri bimbi e che è capace di guardarli
e osservarli sempre con gli occhi del cuore. Lì, in fondo alla classe, tra la
polverina blu per colorare il cielo e le scarpe slacciate saldamente appoggiate
a terra, ogni giorno, ogni istante si verifica il miracolo costante dell’incontro,
profondo e intimo, delicato e profumato, sincero e schietto tra insegnante e
alunno. Un minuto, un’ora, una mattinata, un anno scolastico, un ciclo: non
importa quanto ci vuole, ci si incastra, ci si combina, ci si plasma. Nessuno
escluso.
Quando guardo Lucia negli occhi, cuore e mente mi riportano agli anni delle medie. Con il passare del tempo alcuni ricordi sono sbiaditi, non tutti, non quelli significativi e costitutivi del mio essere. È durante quelle lezioni che in me è avvenuta una scelta radicale: farò di tutto per cercare di diffondere anche solo un piccolo bagliore di quel fuoco alla cui presenza ho la fortuna di stare, scaldarmi, vedere luci e ombre di un mondo che prima non vedevo con gli stessi occhi. Già, occhi... Anche Dante deve aver incontrato qualcuno come lei. Un altro filo rosso tra esistenze apparentemente lontane. Anche lui incontra una Lucia, “Lucia lucens”, grazia illuminante, donna dagli occhi belli. Non si muove da protagonista, non costituisce il primo motore del desiderio del poeta, ma sceglie di esserci nei momenti di maggiore difficoltà, quando le forze vengono meno e lo spirito sembra affievolito. Lucia è la presenza sicura che abbraccia nell’ora della prova, rifugio accogliente, colei che da dietro le quinte si adopera affinché vada tutto bene. Quando deve affrontare l’ascesa al Purgatorio, mentre Dante dorme, Lucia lo prende nelle sue braccia dolcemente e lo posa davanti all’ingresso:
Dianzi, ne l’alba che procede al giorno,
quando l’anima tua dentro dormia,
sovra li fiori ond’è là giù addorno
venne una donna, e disse: "I’ son Lucia;
lasciatemi pigliar costui che dorme;
sì l’agevolerò per la sua via".Sordel rimase e l’altre genti forme;
ella ti tolse, e come ’l dì fu chiaro,
sen venne suso; e io per le sue orme.
Qui ti posò, ma pria mi dimostraro
li occhi suoi belli quella intrata aperta;
poi ella e ’l sonno ad una se n’andaro".A guisa d’uom che ’n dubbio si raccerta
e che muta in conforto sua paura,
poi che la verità li è discoperta,
mi cambia’ io; e come sanza cura
vide me ’l duca mio, su per lo balzo
si mosse, e io di rietro inver’ l’altura.(Purgatorio IX, vv. 52-69)
Al suo risveglio Dante sente il di nuovo il desiderio riaccendersi, la paura ha lasciato il posto al conforto, le tenebre alla verità. Tutto riacquista di senso, le antiche motivazioni riemergono e la storia di salvezza e pienezza può continuare. È questo il potere di Lucia.
Unificata. Che sia questo il sintomo della più alta felicità? Una serie di doni, di presenze, di luci, di occhi, di passioni e di incontri non calcolati ma solo ricevuti che in particolari momenti di chiarezza interiore sembrano intessere un’unica trama? Distolgo per un attimo lo sguardo dal particulare e vedo questa meraviglia. E sono felice. Grazie.
Commenti
Posta un commento