Storia di una scelta d'amore

Finalmente ho ripreso in mano uno dei granellini che avevo in mente da tempo di condividere con voi. Ecco la profonda testimonianza di Elisabetta, che ci propone una scelta non solo professionale, ma che risponde a una chiamata all'amore! Rileggere questa riflessione mi ha ricordato l'esortazione apostolica sulla chimata alla santità "Gaudete et exsultate" di Papa Francesco: come essere santi nel nostro ordinario?
La mia chiamata alla professione medica è nata dalla presa di coscienza di come essa sia quella in cui, più che in ogni altra, fai del bene al prossimo.

Con la nostra morte la traccia che lasciamo di noi è nella memoria di chi resta. E come possiamo alimentare in vita questa futura memoria dei nostri cari? Facendo il loro bene! Ovvero operando per loro, donandosi.

È fondamentale, quindi, consacrare il più possibile il nostro tempo al prossimo per recare del bene, per allietare la vita altrui. D’altra parte, il modo più efficace per migliorare la vita di qualcuno è allungarla, impegnandosi per il suo benessere, per la sua salute. Questo si concretizza nella professione del medico.

La lettura del libro “Solo l’amore crea” ha fatto breccia in questa mia consapevolezza e chiamata al dono di sé per il benessere psicofisico altrui,  facendo nascere in me l’intuizione di concepirla come missione d’evangelizzazione. Curare i malati portando loro Cristo e la sua misericordia rigenerante.

Le parole di Don Fabio sono state rivelatrici. Curare un bisognoso è un opera di misericordia corporale e io come credente, come testimone dell’amore di Cristo, devo farmi strumento della sua Potenza. Io posso rendere quel gesto rivolto al corpo del paziente un’opera di misericordia non solo corporale ma anche spirituale, ovvero diretta ugualmente al cuore dello stesso! Da oggi concepisco la mia professione come campo in cui poter realizzare ogni giorno quell’unione operativa e salvifica tra misericordia corporale e spirituale a cui come fedele sono chiamata. È un servizio, un’opera, una chiamata al bene altrui, a curare non sono il fisico ma anche l’animo facendomi veicolo della misericordia di Dio.

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