Vi presento Kiki!
Riccardo (Kiki) è prima di tutto un bambino, nonostante le apparenze.

A pochi giorni dalla nascita i medici avevano detto che Kiki
non sarebbe vissuto a lungo, gli avevano dato massimo due anni. Un mese fa ha festeggiato il suo quinto
compleanno. Ma tranquilli, in questo nessun miracolo, nessuna azione o
intenzione gloriosa, solo un amore ordinario, scelto e ordinario.
Il vero miracolo non è la vita di Kiki che continua oltre le
aspettative di tutti, il vero miracolo è ciò che l’esistenza di questo bimbo ha
portato nelle vite di chi gli sta vicino. L’effetto ottenuto è più o meno come
quello delle onde concentriche che si creano quando si lancia un sassolino in
uno stagno: anche il più piccolo gesto si irradia infinite volte e tocca anche
i punti più lontani dal nucleo centrale. Perché è così: l’amore contagia e quello
che sprigiona questo bimbo inerme è proprio forte.
Scrivo di Kiki perché tutti devono sapere che i suoi “non
può” sono diventati quei nuclei di amore e che chiunque gli si avvicini può inforcare un
particolare paio di occhiali in grado di far vedere tutto ciò che ogni istante si
dà per scontato.

Poi la ripresa. A fatica, ma l’ossigeno ha ripreso a fluire
e, come per magia, la sua vita scontata è tornata ad essere prima di tutto vita
donata. Quando ero piccola se avevo smarrito uno tra i giochi che possedevo,
testarda lo cercavo finché non lo trovavo, così ora, da adulta, so che il
valore di una persona o di una situazione tende ad aumentare vertiginosamente
non appena le perdiamo.
Avere la possibilità di vederlo oggi, scattargli queste foto mentre è
immerso in una vasca di palline colorate e nell’amore della sua famiglia mi fa
sentire in debito verso questa mia vita e verso le vite degli altri, mi fa
venir voglia di pensare sempre a quel valore nascosto, a quel dettaglio di
bellezza che mi sfugge.
Grazie Kiki perché mi doni sempre un volto nuovo e uno
sguardo nuovo sul mondo intorno a me.
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