Il fascino dei "non-luoghi"
Uno degli esami obbligatori che ho dato il primo anno di lettere moderne è stato geografia. Mentre studiavo, ricordo che mi colpì particolarmente l'idea di un certo Marc Augé che nel 1996 coniò il termine "non-luogo" per indicare tutti quei luoghi privi di un'identità, di tradizioni e di storia, anonimi, non identitari, staccati da qualsiasi rapporto con il contorno sociale. Esempi di non-luogo sono: gli aeroporti, le stazioni, i centri commerciali, ecc...
Ogni tanto ripenso a questo concetto perché credo che nella mia vita io abbia avuto la fortuna di vedere dei non-luoghi diventare luoghi. Penso ai corridoi della mia scuola superiore ed in particolare a quel cantuccio vicino al termosifone di fronte alla finestra. Ogni mattina lì si svolgeva un rito: ci si avvicinava alla fonte di calore e si guardavano tutte le persone entrare facendo i dovuti commenti oppure si ripassava in maniera comunitaria prima delle interrogazioni. Che storia!!
Un altro non-luogo che è diventato un luogo importantissimo per me è la rampa di scale che porta alla casa di una cara amica 😊 Sedute su quei gradini ci siamo fatte tante di quelle chiacchiere, discorsi seri, momenti belli di vita!!
Che dire poi dei tanti saluti e abbracci all'aeroporto o alla stazione, o degli inaspettati incontri lungo la strada, al supermercato....
Essere aperti alle relazioni in qualsiasi posto: questo rende i luoghi tali. Quando qualcuno viene in visita nella nostra città, le prime cose che vorremmo fargli vedere sono quelle che hanno un significato per noi, non necessariamente quelle più rilevanti in generale.
Quanto più saremo in grado di riempire di senso gli ambienti che viviamo, tanto più crescerà la nostra meraviglia nell'abitare un mondo in cui ogni luogo profumerà di ricordi, di emozioni e soprattutto di relazioni.
Se ti interessa il tema:



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