Una pagina di un libro
Vi pubblico una pagina del libro “Il diario di Etty Hillesum” scritto da questa donna eccezionale.
“Credo in Dio e negli
uomini e oso dirlo senza falso pudore. La vita è difficile ma non è grave:
dobbiamo cominciare a prendere sul serio il nostro lato serio, il resto verrà
da sé. Una pace futura potrà essere veramente tale solo se prima sarà stata
trovata da ognuno in sé stesso; se ogni uomo si sarà liberato dall'odio contro
il prossimo, di qualunque razza o popolo; se avrà superato quest'odio e l'avrà
trasformato in qualcosa di diverso, forse alla lunga in amore, se non è
chiedere troppo. È l'unica soluzione possibile. È quel pezzettino d'eternità
che ci portiamo dentro. Sono una persona felice e lodo questa vita, nell'anno
del Signore 1942, l'ennesimo anno di guerra.
Le mie battaglie le
combatto contro di me, contro i miei proprio demoni: ma combattere in mezzo a
migliaia di persone impaurite, contro fanatici furiosi e gelidi che vogliono la
nostra fine, no, questo non è proprio il mio genere. Non ho paura, non so, mi
sento così tranquilla. Mi sento in grado di sopportare il pezzo di storia che
stiamo vivendo, senza soccombere. Mi sembra che si esageri nel temere per il
nostro corpo. Lo spirito viene dimenticato, s'accartoccia e avvizzisce in
qualche angolino. Viviamo in un modo sbagliato, senza dignità. Io non odio
nessuno, non sono amareggiata: una volta che l'amore per tutti gli uomini
comincia a svilupparsi in noi, diventa infinito.
Bene, io accetto questa
nuova certezza: vogliono il nostro totale annientamento. Ora lo so: Continuo a
lavorare e a vivere con la stessa convinzione e trovo la vita ugualmente ricca
di significato, anche se non ho quasi più il coraggio di dirlo quando mi trovo
in compagnia.
La vita e la morte, il
dolore e la gioia e persecuzioni, le vesciche ai piedi e il gelsomino dietro la
casa, le innumerevoli atrocità, tutto, tutto è in me come un unico, potente
insieme e come tale lo accetto e comincio a capirlo sempre meglio.
Un'altra cosa ancora
dopo quella mattina: la mia consapevolezza di non essere capace di odiare gli
uomini malgrado il dolore e l'ingiustizia che ci sono al mondo, la coscienza
che tutti questi orrori non sono come un pericolo misterioso e lontano al di
fuori di noi, ma che si trovano vicinissimi e nascono dentro di noi: e perciò
sono meno più familiari e assai meno terrificanti. Quel che fa paura è il fatto
che certi sistemi possono crescere al punto da superare gli uomini e da tenerli
stretti in una morsa diabolica, gli autori come le vittime.”
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