Elogio della pazzia

Un momento di "sana follia":
lancio di neve fresca verso l'alto
Nel 1511 Erasmo da Rotterdam pubblicò un'opera dal titolo "Elogio della follia". In questo saggio la Follia è personificata e prende la parola difendendo se stessa. Da leggere Erasmo! Molto interessante! Assolutamente geniale per il contesto in cui è vissuto! Ma non è di lui che voglio scrivere.

Vorrei fare il mio elogio della pazzia. E per cominciare vi racconto un episodio emblematico.
Una mia carissima amica è partita da un mese e 11 giorni per l'Argentina dove svolge l'attività di servizio civile. Qualche settimana prima della partenza, nel corso della formazione che hanno svolto tutti i caschi bianchi nei pressi di Cuneo, è dovuta rientrare a casa per un paio di giorni a causa di un problema familiare. Non è stato per niente un bel momento. 
La domenica mattina lei mi scrive chiedendomi se ci potevamo salutare prima che risalisse sul treno. Io leggo tardi il messaggio e arrivo a casa sua con qualche secondo di troppo. Mannaggia!
Dentro di me non facevo altro che ripetermi che quella piccola storia di vita non poteva e non doveva finire così!

Avvolta ancora nel mio pigiama torno a casa e in pochi minuti rivoluziono il programma della mattinata: dovevo assolutamente vederla e abbracciarla. 
In casa tutti mi chiedevano cosa stessi facendo ma non c'era il tempo di stare a spiegare: "Vi racconto dopo! Ciao!". Il suo treno sarebbe partito alle 12.30. Con questo orario scolpito nella mente anticipo tutto quello che dovevo fare e alle 12 sono in macchina, obiettivo: raggiungere in tempo la stazione di Bologna. Quei 20 minuti sono stati fantastici e terribili. Qualunque nonno con cappello alla guida avrebbe potuto impedirmi di arrivare in orario 😆 In quegli istanti pregustavo la bellezza del lieto fine ma anche la possibilità del fallimento, perché non sempre le cose vanno come pensiamo noi. 

Quella volta doveva finire bene. Credo di aver lasciato la macchina quasi in mezzo alla strada: quattro frecce e via! Di corsa alla ricerca del binario! Salgo le scale con le ultime forze e col cuore a mille ed eccola lì... le sono corsa incontro e l'ho abbracciata... e poi... non posso e non riesco a descrivervi quell'istante; lo dovreste vivere.

Sono arrivata. Nulla di quella mattina forse aveva avuto un senso, ma tutto lo ha avuto dal momento in cui l'ho vista. Non basta dire che ne valeva la pena: non potevo non farlo! Capite cosa mi sarei persa?

C'è una sana pazzia che consente gesti di questo tipo. Mi piace pensare che non sempre tutto debba tornare razionalmente. Una suora anziana una volta disse a me e a questa mia amica una frase che non scorderò mai: "In amore 2+2 non fa sempre 4...".
Provare per credere!

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